Storia del torchio tipografico

Storia del torchio tipografico

Settembre 13, 2014 Off Di Redazione

Ricercando i capostipiti degli attuali servizi di stampa online possiamo risalire fino al torchio tipografico il quale nacque agli albori della stampa a caratteri mobili intorno alla metà del XV secolo, per il suo utilizzo il percorso dell’innovazione tecnica dovette seguire un lungo periodo sperimentale: sul torchio gli inchiostri dovevano essere più più viscosi di quelli usati nella scrittura a mano, si scoprì infatti come un inchiostro più viscoso permettesse di appoggiare la carta sulla forma di stampa senza che si creassero macchie o sbavature.

Tecnicamente i primi torchi avevano una struttura in legno abbastanza ingombrante, con parti fisse e parti mobili, il continuo progresso tecnologico specie durante la rivoluzione industriale, protarono alla realizzazione di macchinari più sofisticati ed a più alta produttività che consentissero tirature più grandi con un minore impiego di tempo; e solo seguendo questo filo conduttore che infine riusciremo ad arrivare allo sviluppo delle moderne tipografie online del nostro tempo.

La struttura del torchio

tipografia onlineLa struttura fissa era composta da due grosse travi, i montanti verticali che sorreggevano in basso il pianale fisso ed in alto l’asse orizzontale che sorreggeva la vite senza fine.

Nella struttura mobile troviamo invece diverse parti. Il carrello mobile, scorreva su due piccole rotaie, negli esemplari più antichi veniva azionato a mano, poi si utilizzarono delle manovelle collegate a cinghie di cuoio, quando era in posizione esterna era possibile inserire la forma di stampa ed il foglio da stampare, una volta rientrato sotto la platina, che era l’elemento premente, era possibile stampare il foglio.

Il timpano era un telaio ricoperto di pergamena su cui veniva fissato il foglio, era collegato con cerniere da un lato al carrello e dall’altro alla fraschetta si trovava in una posizione intermedia tra foglio e platina. La fraschetta era un’altro telaio di dimensioni uguali al timpano, veniva rivestito di pergamena o carta molto spessa, con dei riquadri vuoti corrispondenti all’area di stampa, evitava di macchiare i margini del foglio e lo teneva in posizione.

Ultimo componente era la vite senza fine, in origine di legno venne sostituita a partire dalla metà del XVI secolo con una in rame, veniva azionata con una leva, la sua torsione provocava l’abbassamento o l’innalzamento della platina, la parte che esercitava la pressione sul timpano e di conseguenza sul foglio di carta.

Le figure professionali addette al torchio da stampa erano due, il battitore e il torcoliere. Al battitore spettava il compito di sistemare la forma di piombo sul carrello mobile e di inchiostrarla. Il torcoliere applicavo il foglio al timpano, lo chiudeva con la fraschetta faceva scorrere il carrello in avanti ed azionava la leva del torchio.