XX secolo: la trasformazione dei processi di stampa

XX secolo: la trasformazione dei processi di stampa

Luglio 27, 2014 Off Di Redazione

Le stampe a colori e l’invenzione della fotocompositrice

Nel XX secolo lo sviluppo dell’industria tipografica è fortemente influenzato dai progressi delle tecniche fotografiche e, in particolare, dalla diffusione della fotografia a colori, che comincia a prendere piede a partire dagli anni quaranta.

Nel secondo dopoguerra il bianco e nero era stato quasi del tutto soppiantato dalle immagini a colori.

Prende il nome di quadricromia il procedimento che prevede la sovrapposizione di quattro differenti forme di stampa inchiostrate con i colori primari (ciano, giallo e magenta) e con il nero, tipicamente usate per la stampa volantini e la stampa biglietti da visita.

Sempre all’indomani della seconda guerra mondiale le macchine monotype e linotype vengono sostituite dalla cosiddetta fotocompositrice, che consente di visualizzare su uno schermo il testo che deve essere stampato, al fine di effettuare eventuali modifiche.

La rivoluzione dell’editoria elettronica e i processi di stampa

processi di stampaNegli anni ottanta si inaugura la fase della cosiddetta editoria elettronica, ovvero l’introduzione nel processo di stampa del calcolatore elettronico, che, di fatto, sostituisce il grafico delle tipografie, occupandosi dell’impaginazione, del montaggio, della verifica del colore di stampa, ecc.

L’input decisivo a questa seconda rivoluzione della stampa venne dato dall’introduzione dei primi programmi di videoscrittura (si pensi al software EasyWriter prodotto dalla Apple).  Già alla fine di questo decennio, inoltre, cominciano ad ottenere un discreto successo sia i dizionari che le enciclopedie realizzati su Cd-Rom.

Il limite di questa tipologia di supporto, tuttavia, era rappresentato dal fatto che la sua distribuzione  rimaneva limitata ad una nicchia di appassionati. Eppure, già in quel periodo, i più lungimiranti cominciarono a parlare di “morte” del libro tradizionale.

lare di “morte” del libro tradizionale.

Il Macintosh: la nascita del Desktop Publishing

Nel 1984 la Apple lancia sul mercato il Macintosh LC (128K), un computer destinato a cambiare la storia dell’editoria digitale (desktop publishing).

Esso, infatti, realizzato secondo un approccio user-friendly, presentava un kit rivoluzionario che diede il via al desktop publishing: un software applicativo specifico (Aldus PageMaker), un sistema per la composizione editoriale professionale (Adobe PostScript) e la prima stampante laser (Apple LaserWriter).

Tre anni più tardi il PageMaker viene realizzato anche per Windows. Negli anni successivi vengono messi a punto altri numerosi software dedicati all’impaginazione e all’editing (QuarkPress, Photohop, ecc.) che hanno determinato un’evoluzione in senso moderno delle tipografie tradizionali.

Contestualmente vengono realizzate anche le prime stampanti digitali che consentono di abbassare in maniera decisiva i costi di stampa.

Uno dei grandi vantaggi del desktop publishing consiste nel fatto che non bisogna più effettuare tutte le procedure di prestampa che richiedevano, invece, la stampa offset (tecnica di derivazione litografica) o la stampa tipografica.